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Il ritardo della regione nell'affrontare i cambiamenti climatici: il caso delle coste sarde

2025-03-05 11:20

Redazione approfondimento

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Il ritardo della regione nell'affrontare i cambiamenti climatici: il caso delle coste sarde

Il cambiamento climatico è una delle sfide globali più urgenti del nostro tempo, eppure a livello locale spesso si assiste a una risposta tardiva e frammentata,

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Il cambiamento climatico è una delle sfide globali più urgenti del nostro tempo, eppure a livello locale spesso si assiste a una risposta tardiva e frammentata, che rischia di compromettere la capacità di adattamento delle regioni e delle comunità. 

Un esempio significativo di questo ritardo è quello della Regione Sardegna, che ha finalmente istituito un tavolo tematico sui cambiamenti climatici solo dopo una lunga attesa. Questo ritardo, purtroppo, potrebbe rivelarsi fatale per le coste dell’isola, un bene naturale e economico di inestimabile valore, che è oggi esposto a rischi sempre più gravi legati ai fenomeni climatici estremi.

Il fatto che la Regione abbia deciso di istituire un tavolo tematico sui cambiamenti climatici è sicuramente un passo positivo, ma arrivato troppo tardi. Il cambiamento climatico è un fenomeno che non può più essere ignorato, e l’emergenza è ormai sotto gli occhi di tutti. In Sardegna, gli effetti dei cambiamenti climatici sono già evidenti: l’erosione costiera sta compromettendo la stabilità di molte spiagge, con un danno diretto all’ambiente e all’economia legata al turismo balneare. A questo si aggiunge l’innalzamento del livello del mare, che mette a rischio le aree più basse, inclusi molti porti turistici e strutture alberghiere.

Le coste

Le coste della Sardegna sono da sempre uno degli attrattori principali per il turismo, eppure sono sempre più vulnerabili agli effetti dei cambiamenti climatici. L'innalzamento del livello del mare, l'erosione delle spiagge, la perdita di habitat naturali e l'intensificarsi di eventi atmosferici estremi, come tempeste e alluvioni, sono i principali rischi cui l'isola è esposta.

L'erosione sta già compromettendo la stabilità di molte spiagge, con effetti diretti sull'ambiente e sull'economia legata al turismo balneare. A questi danni si aggiunge l’innalzamento del livello del mare, che minaccia le aree più basse, tra cui porti turistici e strutture alberghiere. Questi fenomeni sono già evidenti, eppure la Regione ha risposto in modo insufficiente. La creazione di un tavolo tematico sui cambiamenti climatici, pur essendo un passo positivo, è arrivata troppo tardi. La mancanza di una visione a lungo termine e di politiche preventive ha ostacolato l'efficacia delle azioni regionali.

La Strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Sracc)

Nel 2019, la Regione Sardegna ha finalmente adottato la Strategia Regionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Sracc), ma la sua attuazione è stata praticamente inesistente. Nonostante le linee guida elaborate, la strategia non è stata implementata con azioni concrete, lasciando l'isola vulnerabile ai cambiamenti in atto. La Sracc, infatti, è rimasta un documento che, seppur ben strutturato, non ha trovato un’applicazione pratica, ritardando le risposte ai rischi climatici.

Solo nel 2024, a seguito dei progressi nei piani europei e nazionali, la Regione ha rivisitato la strategia, cercando di allinearla con le nuove direttive provenienti dal livello internazionale. Questa revisione si è resa necessaria per integrare gli aggiornamenti sugli impatti del cambiamento climatico, come quelli sull'erosione costiera e l'innalzamento del livello del mare, ma anche per favorire un piano d'azione più coordinato con gli altri livelli di governo. Tuttavia, la revisione è avvenuta con troppo ritardo, e la Sardegna è ora costretta ad affrontare le sfide climatiche senza avere un piano adeguato e tempestivo per la protezione delle sue risorse naturali.

I dati

Gli effetti dei cambiamenti climatici sono già tangibili sulle coste della Sardegna, con l'erosione che continua a compromettere le superfici delle spiagge. Secondo uno studio dell’Ispra (2005), negli ultimi 40-50 anni, la Sardegna ha perso circa 107 km di spiagge, e il fenomeno è in costante aumento. Il Gnrac (2006) conferma che l’erosione ha colpito circa il 35,9 per cento delle coste sabbiose, con alcune aree, come Porto Torres, che hanno visto arretramenti fino a 20 metri. La previsione è che, nel corso dei decenni, i fenomeni di erosione diventino ancora più gravi, accelerati anche dall’innalzamento del livello del mare, che potrebbe aumentare di 0,31 metri nel nord-ovest della Sardegna entro la fine del secolo, come previsto da uno studio dell’Enea (2007). Le correnti marine stanno cambiando, le precipitazioni si stanno riducendo, e il rischio di instabilità e arretramento costiero è sempre più evidente, in particolare nella zona ovest e nord-ovest dell’isola. Questi impatti potrebbero danneggiare gravemente l'economia dell'isola, soprattutto il turismo balneare, uno dei settori più redditizi.

Impatto

Secondo alcuni studi, ogni metro quadrato di spiaggia potrebbe avere un valore economico che varia tra gli 800 e i 2000 euro. L’erosione delle spiagge non solo riduce il valore di queste risorse naturali, ma potrebbe anche causare una riduzione dell’occupazione nel settore turistico. Uno studio del Circe (2008) ha stimato che l'erosione delle spiagge potrebbe far calare il numero di posti di lavoro impiegati nel settore del turismo di circa il 18 per cento, con perdite economiche significative per l'area.

Inoltre, la perdita di suolo causata dall’innalzamento del livello del mare potrebbe ridurre la disponibilità di terreno per le costruzioni e le attività agricole. Le ricerche di Feem e Enea hanno evidenziato che i costi legati a questi fenomeni, se non gestiti tempestivamente, potrebbero raggiungere cifre esorbitanti, con perdite dirette che potrebbero arrivare a milioni di euro. L'assenza di politiche preventive non solo mette a rischio l'ambiente, ma compromette anche la sostenibilità economica dell'isola.

Cosa può fare la Regione?

 

Nonostante i ritardi, la Regione Sardegna ha ancora l’opportunità di agire concretamente per proteggere le proprie coste e risorse naturali. Una delle priorità dovrebbe essere l’investimento nella protezione delle aree costiere, con interventi di difesa contro l’erosione, ma non solo. Bosa, in provincia di Oristano ha il problema opposto: la spiaggia si sta allungando, divorando il mare. In parte questo cambio di passo è dovuto all’intervento dell’uomo: è stata costruita una diga foranea che non permette alle correnti di entrare nell’insenatura. È necessario anche adottare pratiche di gestione ambientale sostenibile, come la riforestazione, la protezione delle zone umide e il ripristino degli habitat naturali, che fungano da barriere naturali contro i fenomeni estremi.

E quindi?

Il ritardo con cui la Regione Sardegna ha affrontato la crisi climatica, specialmente in relazione alle coste, è un chiaro segnale dell’inadeguatezza delle risposte finora adottate. La creazione del tavolo tematico e la revisione della Sracc sono segnali positivi, ma non sufficienti se non accompagnati da azioni concrete e tempestive. La Sardegna ha il dovere di proteggere le sue risorse naturali, garantendo non solo la salvaguardia dell'ambiente, ma anche la sostenibilità economica per le generazioni future. Ora è fondamentale che le politiche di adattamento e mitigazione non rimangano più solo sulla carta, ma vengano tradotte in interventi reali e urgenti.

È fondamentale anche la partecipazione attiva delle comunità locali e dei cittadini. La lotta ai cambiamenti climatici non può essere solo una questione di politiche regionali o nazionali; deve coinvolgere tutti, dai singoli cittadini agli imprenditori, dalle scuole alle istituzioni locali. Creare una cultura della prevenzione e della resilienza è essenziale per affrontare le sfide climatiche.

L'esempio

 

Un esempio concreto di azione positiva in risposta ai cambiamenti climatici è l’accordo stipulato tra la Regione Sardegna e il Comune di Quartu Sant’Elena. Questo accordo di collaborazione istituzionale ha l’obiettivo di implementare strategie locali di adattamento ai cambiamenti climatici, allineandosi con la Strategia regionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Sracc), aggiornata nel maggio 2024. L'accordo nasce dalla consapevolezza della necessità di integrare le politiche di adattamento a livello locale, in modo coordinato e multidisciplinare. L'inclusione degli enti locali nella governance della Strategia è un elemento chiave, poiché essi sono essenziali per la creazione di piani locali che rispondano alle specifiche esigenze di ciascun territorio.