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Non solo parole, anche sostegno - Il Centro Antiviolenza Onda Rosa di Nuoro

2024-03-08 09:30

Francesca Arcai

Società, #società #novassarda #donne #8marzo #caserifugio,

Non solo parole, anche sostegno - Il Centro Antiviolenza Onda Rosa di Nuoro

Luisanna Porcu è psicoterapeuta ed è una delle figure più importanti che tu possa conoscere quando ti rivolgi ad un Centro Antiviolenza. È alla guida

 

 

Luisanna Porcu è psicoterapeuta ed è una delle figure più importanti che tu possa conoscere quando ti rivolgi ad un Centro Antiviolenza. 

È alla guida del Centro Antiviolenza Onda Rosa - Nuoro, l'unico centro che fa parte di D.i.Re, la rete nazionale dei centri antiviolenza.

 

Con lei abbiamo parlato di struttura patriarcale, di forza finalmente al femminile, di case rifugio e di autodeterminazione.  

 

Le parole non sono solo delle lettere: sono anche immagini.

Come quando si scrive “mare” e si pensa all’orizzonte, alla spiaggia su cui poggiamo i piedi e dove piantiamo l’ombrellone. 

Le parole esprimono chi siamo, cosa ne facciamo di noi.  “Le parole sono pietre” recitava Carlo Levi. Forse anche per questo sono così importanti. Con le parole costruiamo recinti o al contrario ci aiutano ad immaginare un futuro diverso. Un futuro che dal 1997, a Nuoro, viene avvertito in altro modo. Almeno per le donne che ora possono avere un supporto dal Centro Antiviolenza locale. 

Per aiutarci a scegliere le parole giuste abbiamo contattato la Dottoressa Luisanna Porcu, psicoterapeuta del Centro Antiviolenza Onda Rosa - Nuoro. Un centro, il primo in Sardegna, che da 25 anni aiuta le donne sopravvissute alla violenza di un maltrattante. Onda Rosa è punto di riferimento, porto sicuro, casa in cui incontrare delle donne che mettono a disposizione la loro professione per aiutare altre donne.

 

Dottoressa, perché esiste la violenza e da cosa è causata?

La violenza è causata dal desiderio di possesso, di potere e di controllo di una persona che lo esercita su un’altra. In questo caso più specifico la violenza deriva da uno squilibrio di potere tra i sessi e non è causata da dipendenze psicotrope, come l’alcool, la droga, e nemmeno da fattori esterni quali lo stress o la scoperta di una malattia. Dobbiamo far capire che queste sono scuse per il comportamento dell’uomo violento, perché è l’uomo che vuole dominare. La violenza esiste da sempre nelle relazioni di intimità e non sempre si manifesta apertamente: è come una spirale che si sviluppa nel corso del tempo, in modo graduale e non sempre attraverso dei litigi. 

 

Quando è nato il Centro Antiviolenza Onda Rosa e perché? 

In quegli anni io studiavo fuori dalla Sardegna ma posso comunque raccontarvi cosa spinse quelle donne a costruire il Centro perché abbiamo mantenuto gli stessi principi. Onde Rosa è nato negli anni Novanta, nel 1997, come il sogno di un gruppo di donne antifasciste, femministe, autonome e non appartenenti a nessun partito politico di combattere contro un sistema. Partendo da noi, dalle nostre esperienze, dalla nostra professionalità, abbiamo iniziato a discutere su quello che potevamo fare - concretamente e attivamente - per sostenere - e non aiutare - le donne vittime di violenza. Così è nato il Centro Onde Rosa e la Casa Rifugio. Servizi pensati e progettati non solo come luoghi di donne ma come un luogo “proprio”, in cui sentirsi a casa. Un abbraccio costante che accoglie le donne che entrano da quella porta. Una pratica che non considera la donna come vittima, come un soggetto passivo e debole, ma come un soggetto forte. Una donna che interagisce con la violenza, che cerca di fronteggiare la situazione per la protezione di se stessa e, se ne ha, dei suoi figli. Un soggetto attivo che si mette alla ricerca di possibilità e di nuove condizioni di vita.

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Come avviene lo scambio di competenze tra voi professioniste e le donne che chiedono supporto?

Questa sorta di “disparità” è positiva. Tra noi, professioniste psicologhe o giuriste, e loro che si rivolgono al Centro, c’è un vero e proprio scambio. Noi disponiamo di informazioni, competenze maturate in anni di pratica e formazione, e loro, portano l’interpretazione di come agiscono alla violenza subita su corpo e mente. Che cambia sempre. Uno scambio di valore collettivo.

Sappiamo riconoscere le loro esigenze anche grazie a questo scambio. 

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Cosa è la casa rifugio?

Le case rifugio sono state concepite per offrire alle donne in pericolo di vita e che non hanno nessun altro posto dove andare un luogo sicuro in cui sottrarsi alla violenza del maltrattante. La violenza infatti sembra aumentare nel periodo in cui la donna tenta di separarsi. La casa rifugio è un luogo sicuro in cui intraprendere con tranquillità un percorso di allontanamento emotivo e materiale dalla relazione violenta e cerca di ricostruire con serenità l’autonomia delle donne ospiti. La Casa Rifugio di Nuoro accoglie donne, con o senza figli, che 

hanno necessità di allontanarsi da una situazione di pericolo. Per questo motivo l’indirizzo è segreto e la Casa cambia locazione ogni dieci anni circa. In tutto ci sono cinque case con altrettante famiglie al suo interno: un luogo di gioco, di serenità e di tranquillità. Per spingere i proprietari - contattiamo spesso case in costruzione - ad affittare a noi la loro abitazione e a fare almeno quattro bagni, diamo sicurezza di pagamento di almeno 10 anni. Il periodo medio di permanenza della donna in pericolo è di sei mesi. Oltre a donne con o senza figli, siamo in grado di ospitare anche persone con disabilità. Disponiamo di tutte le accortezze e cerchiamo così di abbattere un altro muro d’indifferenza. 

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Ph. RosyBrau - dal profilo facebook di #ondarosanuoro

Dalla rete per fare rete:

 

Convenzione di Istanbul 

Il testo integrale della Convenzione di Istanbul sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (2011), che nel Capitolo III prevede azioni specifiche sul tema della Prevenzione a partire dall’educazione, la sensibilizzazione e i mass media attraverso il linguaggio. 

 

Manifesto di Venezia 

Il Manifesto di Venezia delle giornaliste e giornalisti per il rispetto e la parità di genere nell’informazione contro ogni forma di violenza e discriminazione attraverso parole e immagini.

 

Linee guida per l’applicazione della Carta di Roma 

Le linee-guida per l’applicazione della Carta di Roma, protocollo deontologico per una informazione corretta sui temi dell’immigrazione e dell’asilo. Per tutti coloro che lavorano quotidianamente su questi temi: giornalisti e operatori dell’informazione, ma anche enti di categoria e istituzioni, associazioni e attivisti impegnati da tempo sul fronte dei diritti dei richiedenti asilo, dei rifugiati, delle minoranze e dei migranti nel mondo dell’informazione. 

 

Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana per la scuola e per l’editoria scolastica di Alma Sabatini.

Oltre alla casa rifugio quali altri servizi offrite?

Il primo contatto avviene attraverso il numero 0784 38883, dove la donna viene accolta da una delle nostre operatrici che cercherà di capire i suoi bisogni. Proprio in questo momento viene fatta una valutazione sulla pericolosità della situazione e viene analizzato il metodo per sostenerla al meglio. Da qui si possono aprire tante porte o sportelli di ascolto: come quello dello stalking; della consulenza psicologica e legale per lei e i figli a carico; raccolta di dati e interventi per donne migranti. 

 

Esiste uno standard di elementi per costruire un percorso di vita?

Le donne che subiscono violenza sono potenzialmente tutte e per queste nel nostro lavoro non adottiamo un modello precostituito. Ogni donna ha una sua storia ed è impensabile adottare uno standard unico. Non interveniamo in ogni esperienza allo stesso modo e nemmeno in modo simile. Non imponiamo tappe o tempi da rispettare per la riprogrammazione dell'esistenza singola. Partiamo sempre dagli elementi di forza, diversi in ogni percorso e sempre valorizzabili. Perché noi donne siamo forti. L’orizzonte che diamo è quello della libertà e dell’autodeterminazione. Non assistiamo la donna: la sosteniamo affinché lei aiuti se stessa e i suoi figli. 

 

Le domande di assistenza in questi 25 anni sono aumentate, diminuite o sono rimaste costanti?

Sono costanti, da sempre. Questo è un campanello d’allarme di un fenomeno che non è “emergenziale” - come alcuni spingono ancora a descrivere - ma strutturale. Le operatrici offrono una visione che spinge a guardare il mondo al di là della cultura dominante nella quale siamo immersi: l’ordine simbolico maschile è così scontato che fa passare come normale la gelosia, la prevaricazione, il controllo. Si tratta di uno dei meccanismi sociali in mezzo al quale le donne sono costrette in una posizione subordinata. 

Per approfondire:

 

La violenza contro le donne nella storia. Contesti, linguaggi, politiche del diritto (secoli XV-XXI.) di Simona Feci e Laura Schettini - Viella, Roma, 2017;

 

Educare al genere. Riflessioni e strumenti per articolare la complessità di Cristina Gamberi, Maria Agnese Maio, Giulia Selmi - Carocci, Roma, 2010;

 

Amore e violenza di Lea Melandri - Bollati Boringhieri, Torino, 2011 ;

 

Un silenzio assordante di Patrizia Romito - Franco Angeli, Milano, 2005;

 

Femminicidio: dalla denuncia sociale al riconoscimento giuridico internazionale di Barbara Spinelli - Franco Angeli, Milano, 2008;

 

Stai Zitta di Michela Murgia - Einaudi, 2021.